Quando parliamo di realtà virtuale, stiamo facendo riferimento a quel complesso di tecnologie che permette di creare una realtà alternativa, nella quale si può fare immersione (non a caso viene chiamata anche realtà immersiva) grazie ad appositi strumenti come per esempio tute, visori e microfoni.
La realtà virtuale è stata da sempre utilizzata per molti scopi diversi: per scopi ludici (pensiamo ai videogiochi o al cinema virtuale), di medicina, di progettazione, ed anche per la riabilitazione, sia fisica che cognitiva.
Vogliamo concentrarci proprio sull’importante utilizzo della realtà virtuale per la riabilitazione cognitiva; se fino a qualche anno fa era impensabile, oggi è possibile pensare di aiutare una persona a riabilitarsi -fisicamente e mentalmente- anche per mezzo della tecnologia in questione, sempre più usata negli ospedali.
La realtà virtuale permette di simulare un determinato ambiente in tutta la sua complessità. Immergendo il paziente che deve fare riabilitazione cognitiva in questa realtà virtuale, è possibile fargli sperimentare un contesto di vita in una condizione di completa sicurezza e sotto il pieno controllo degli operatori. Per esempio, la realtà virtuale viene usata nella riabilitazione cognitiva delle persone autistiche. Grazie alla realtà virtuale, è possibile ‘immergere’ i pazienti in una strada affollata, in un negozio, in un autobus, e mettere alla prova il loro comportamento in un contesto estremamente verosimile rispetto a quello reale. Un contesto, tuttavia, che è sempre sotto l’attento controllo di chi supervisiona l’operazione, in modo da poter interrompere la simulazione senza troppi problemi.
La realtà virtuale risulta uno strumento di grandi potenzialità anche rispetto alla riabilitazione cognitiva di soggetti affetti da disturbi mentali e da disordini del movimento.
Fra l’altro, fra le prime applicazioni della realtà virtuale alla riabilitazione si ha avuto il trattamento delle fobie. Mettere (virtualmente) a confronto una persona con la sua più grande paura, dopo un apposito training, può aiutarla a gestire l’ansia, lo stress, la paura e a mantenere l’autocontrollo; in un contesto nel quale il trattamento può sempre interrompersi senza rischio, sotto il controllo dell’operatore.
In campo di riabilitazione, la realtà virtuale può aiutare anche coloro che abbiano subito un danno cerebrale. Pensiamo, per esempio, a chi abbia fatto un incidente e per mezzo della realtà virtuale possa esercitare il controllo di un arto, per esempio afferrando un oggetto (che esiste solamente nella realtà virtuale). Questa tecnologia risulta utile anche nel campo della riabilitazione dei disturbi d’attenzione e della memoria. Sotto forma di gioco, soprattutto per i bambini, la realtà virtuale si offre come un efficace, comodo e sicuro strumento di riabilitazione cognitiva per ogni tipo di disturbo, o quasi.
All’interno di un ambiente artificiale, e quindi protetto, può sperimentare diverse prove di crescente difficoltà, che lo aiutano a relazionarsi con dei problemi che potrebbe incontrare nella vita reale.
Non si può quindi negare il fondamentale approcci terapeutico che la realtà virtuale offre per la medicina e per la riabilitazione cognitiva; sempre più ospedali e centri all’avanguardia si stanno dotando di questi strumenti per permettere una riabilitazione cognitiva sicura e serena.