Continua a far discutere una ricerca scientifica pubblicata sull’ultimo numero dell’autorevole Science, e in grado di affermare che, in fondo, ci si ammala (anche) per “pura sfortuna”. Insomma, se è pur vero che un terzo dei tumori è riconducibile a cattivi comportamenti non proprio legati al benessere salutare, è anche vero che due terzi dei tumori sarebbero dovuti a mutazioni legate al puro caso.
In altre parole, il 66% dei tumori sarebbe riconducibile a casualità o, meglio, a determinanti che sarebbero difficilmente comprensibili, poichè verificati in assenza di comportamenti a rischio. Naturalmente, quanto sopra non deve condurre la popolazione mondiale a diventare “fatalista”: è infatti confermato che sono comunque gli stili di vita sbagliati a contribuire all’aumento di patologie, e che il solo fumo resta responsabile del 20% dei casi di cancro sperimentati in tutto il mondo Simile discorso vale per una eccessiva esposizione al sole, per l’abuso di alcol o all’obesità.
Per poter giungere a tali conclusioni, i ricercatori hanno attentamente analizzato 31 differenti tumori, applicando poi alcuni modelli matematici e scoprendo che, in fondo, solamente in 9 casi sarebbe possibile ricondurre la formazione della patologia a un determinato stile di vita o a difetti genetici. I restanti 22 tumori erano invece “principalmente” collegati alla sfortuna.
I ricercatori hanno poi concluso il proprio studio contando le mutazioni casuali che possono avvenire durante una divisione cellulare, scoprendo che il rischio di sviluppare un tumore è tanto più alto quanto maggiore è il numero delle divisioni cellulari. Di qui, lo stimolo a concentrare più risorse sulla ricerca di modi di individuare i tumori in anticipo, nelle fasi in cui risultano essere ancora curabili.