Parmalat ha pubblicato i propri dati economico finanziari per quanto concerne il 2011, anno chiusosi con un utile di gruppo diminuito di 20 punti percentuali dai 282 milioni di euro del 2010 agli attuali 224 milioni di euro, a fronte di ricavi complessivi che risultano essere cresciuti di 4,4 punti percentuali a 4,5 miliardi di euro. Il dividendo è invece triplicato, con cedola passata da 0,036 euro agli attuali 0,10 euro: una scelta che non sembra aver convinto tutti gli analisti che, visti e considerati i ridimensionamenti degli utili e il calo di 0,8 punti percentuali nel margine operativo, avrebbero preferito una maggiore prudenza amministrativa.
Come, dunque, giustificare le ragioni di un simile atteggiamento? Ciò che sembra scontata è la volontà dei titolari francesi di conservare il tesoretto di Parmalat, che oggi può vantare 1,5 miliardi di euro di liquidità in cassa.
È dunque probabile che la famiglia Besnier, che possiede l’83% del capitale azionario del gruppo, voglia dare un chiaro segnale sulle modalità gestionali che caratterizzeranno la vita della società alimentare italiana.
Attraverso la Lactalis, infatti, i Besnier hanno certamente il potere di poter modificare lo statuto, il quale vincola ancora oggi la distribuzione della cassa attraverso i dividendi. Una scelta che potrebbe portare la holding di controllo a riequilibrare gradualmente i propri conti, visto e considerato che il costo complessivo di acquisto di Parmalat è stato pari a ben 3,7 miliardi di euro, impiegati principalmente per il lancio dell’offerta pubblica obbligatoria che ha poi condotto al trasferimento di proprietà aziendale. Lactalis avrebbe ad oggi un debito tra i 5 e i 6 miliardi di euro, pari quattro volte il margine operativo consolidato. Non si esclude pertanto un potenziale delisting di Parmalat.