Mentre il primo malato di ebola in Italia è felicemente guarito (e auspica di tornare in Sierra Leone per poter meritoriamente finire la sua opera di supporto alle popolazioni locali, duramente impegnate nell’arginare la malattia), passi in avanti sono stati compiuti nel tentativo di saperne di più sull’origine di questa temibile patologia.
In particolare, è stato scoperto che il primo paziente affetto dalla nuova ondata di ebola sarebbe Emile Oumaouno, un bimbo di soli 2 anni della Guinea, deceduto nel dicembre 2013 e – secondo quanto sostengono i ricercatori del Robert Koch Institute di Berlino – in seguito alla contrazione del virus mentre giocava nel tronco di un albero abitato da una colonia di pipistrelli della frutta.
I ricercatori hanno quindi potuto compiere un ulteriore sviluppo delle proprie osservazioni, ricordando che tutte le epidemie di ebola passate sarebbero state di origine zoonotica, ovvero tramandate dagli animali all’uomo per contatto diretto o indiretto, e deducendo che l’animale che ha trasferito all’uomo il virus ebola è stato, appunto, un pipistrello.
Per averne la conferma i ricercatori hanno compiuto diverse interviste agli abitanti del luogo, che hanno in effetti rivelato che a Meliandou, dove vive Emile, l’esposizione ai pipistrelli della frutta attraverso la caccia e il consumo di carne sarebbe molto comune. Da escludere, tuttavia, che la fonte di infezione principale sia correlata al cibo, poichè in tal caso sarebbe stato possibile individuare altri casi di epidemia molto prima di quella del 2014.