Il quotidiano Handelsblatt ha lungamente intervistato il presidente della Bce Mario Draghi circa l’attuale stato di salute dell’economia dell’eurozona, e circa i progetti futuri che riguardano il numero 1 dell’Eurotower. Ebbene, le risposte sono state particolarmente dense di significato, cominciando con l’ammissione di un concreto rischio di deflazione in Europa.
Un rischio che Draghi si affretta a definire come “limitato” ma “non escluso”, e che è accompagnato dall’evidenza che oggi è ben più ampio – rispetto ad appena sei mesi fa – il rischio che l’Eurotower non possa più adempiere al suo mandato di assicurare la stabilità dei prezzi. Non solo: in uno scambio di battute più loquace del solito Mario Draghi ha altresì affermato che non intende “diventare un politico”, confermando quindi la chiusura alle sirene di interesse per il ruolo di prossimo Presidente della Repubblica, e ricordando che intende rispettare il mandato di Francoforte, che durerà fino al 2019.
Le parole di Mario Draghi giungono non totalmente inattese, ma in un contesto nel quale le principali condizioni monetarie sembrano essere più che rischiose. I dati macroeconomici che sono arrivati dall’eurozona non sembrano incoraggianti, e l’euro ha iniziato il 2015 in ribasso, aggiornando i nuovi minimi sul dollaro da oltre quattro anni e mezzo. Era infatti dal 10 giugno 2010 che le quotazioni della valuta unica europea non toccavano livelli di debolezza così evidenti, lasciando pertanto intendere che il calo corposo già incontrato nel 2014 (-12%) potrebbe proseguire anche in un 2015 particolarmente denso di pericoli.