Il ritorno sulla Terra del satellite ERS-2, dopo un lungo periodo di 13 anni trascorsi in un lento decadimento orbitale, segna un momento significativo nel campo dell’osservazione terrestre e della gestione dei detriti spaziali. Lanciato nel 1995 come successore di ERS-1, ERS-2 ha giocato un ruolo cruciale nella nostra comprensione del pianeta e degli effetti del cambiamento climatico, grazie alla sua dotazione di strumenti all’avanguardia per la misurazione di una vasta gamma di parametri ambientali.
La decisione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di ritirare ERS-2 nel 2011 e di iniziare un processo di deorbitazione controllata riflette l’impegno dell’agenzia verso la mitigazione dei detriti spaziali. La rientrata del satellite, influenzata principalmente dall’attività solare, era prevista per la metà di febbraio 2024, con l’ESA e i suoi partner internazionali che hanno lavorato assiduamente per tracciare la sua traiettoria e affinare le previsioni.
Oltre ai suoi contributi specifici nel monitoraggio dei cambiamenti ambientali globali, come il restringimento delle calotte polari, le variazioni delle superfici terrestri, l’aumento del livello del mare e il riscaldamento degli oceani, ERS-2 ha anche fornito dati preziosi per la gestione delle catastrofi naturali, offrendo informazioni cruciali durante gravi inondazioni e terremoti in regioni isolate.
Il lascito di ERS-2 va oltre la sua missione, poiché le tecnologie che ha introdotto hanno preparato il terreno per missioni successive, tra cui Envisat, i satelliti meteorologici MetOp, le missioni di ricerca scientifica Earth Explorer e i Sentinel del programma Copernicus. Questi successori continuano a beneficiare degli strumenti pionieristici di ERS-2, consolidando l’eredità del satellite nel campo dell’osservazione della Terra e della sostenibilità delle future iniziative spaziali.
